Se a “conciliare” sono gli uomini

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23/05/2018 / Comments (0)

Politiche

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Quando si parla di conciliazione tra vita e lavoro solitamente si immagina che siano le donne a doversi dividere tra gli impegni di lavoro e l’organizzazione della vita familiare. Noi invece pensiamo che la scarsa efficacia e l’esiguità degli strumenti finora adottati dalle aziende e nelle politiche pubbliche per costruire un equilibrio stabile tra tempi di lavoro e tempi di vita dipendano proprio dalla convinzione che a “conciliare” debbano essere soprattutto le donne, lavoratrici-madri-figlie- caregiver.

Anche il discorso pubblico, che giustamente indica tra i grandi temi irrisolti del Paese quello del crollo delle nascite, individua le possibili soluzioni nel novero delle politiche – più o meno illuminate – destinate alle donne o alle donne lavoratrici.

E se la soluzione partisse dagli uomini?

Ce lo siamo chieste con forza alla vigilia della seconda edizione della Settimana del Lavoro Agile in corso fino al 25 maggio e promossa dal Comune di Milano in collaborazione con sindacati, imprese, ANCI, Camera di Commercio e associazioni come Valore D. Abbiamo quindi deciso di dedicare agli uomini l’iniziativa di quest’anno. La prima che si svolge dopo l’approvazione della legge 81/2017 che regola il cosiddetto “smart working” sia nel settore pubblico sia nel privato.

E per dare il buon esempio il Comune di Milano, che come tutte le pubbliche amministrazioni non è proprio un esempio di “agilità” organizzativa, ha deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo prevedendo di allungare il numero di giornate lavorative che si possono svolgere fuori dall’ufficio per una specifica tipologia di lavoratori: i neo papà.
Non sarà una rivoluzione copernicana, ma se si pensa che il congedo di paternità obbligatorio ancora non ha trovato concreta applicazione nel pubblico impiego, allora possiamo dire di aver fatto un grosso passo avanti.

La crescente sensibilità verso modalità di lavoro meno legate alla mera presenza fisica è confermata dal successo della prima edizione della Settimana del Lavoro Agile, svoltasi dal 22 al 26 maggio 2017, che ha visto coinvolte 180 realtà: 20 enti (di cui 5 Università), 150 aziende, 10 partecipate: MM spa, SEA, AMAT, A2A, ATM, Milano Ristorazione, Fondazione Welfare e Capholding per un totale di quasi 370.000 lavoratori, più del doppio di quelli coinvolti nel 2016 (127.000 lavoratori), quando l’iniziativa si era limitata ad una sola giornata di sperimentazione.

Anche in passato però sono state le donne ad essere maggiormente coinvolte dalla sperimentazione: secondo un’indagine condotta dal Comune, in occasione della prima edizione della Settimana del Lavoro Agile, su un campione di 2.321 lavoratori che hanno aderito rispondendo al questionario, il 55% sono state donne e il 43% uomini. I dati rivelano inoltre come la maggioranza dei partecipanti all’indagine abbia un diploma di istruzione superiore (il 47%) o la laurea (il 49%), anche se è andata accentuandosi la presenza di diplomati rispetto ai laureati di un’età compresa tra i 30 e i 59 anni; nel complesso gli “over 40 anni” rappresentano il 75% del campione.

Differenze emergono da diversi studi anche nel modo in cui donne e uomini hanno utilizzato il tempo “risparmiato” negli spostamenti da casa a lavoro: le donne sono state più propense a impiegarlo per l’organizzazione familiare e gli uomini per se stessi o per lavorare.

Se l’obiettivo di politiche pubbliche e policies aziendali è quello di spingere in alto i tassi di occupazione femminile e dare un contributo alla natalità (le sue curve in tutti i paesi europei si muovono insieme!) forse la chiave è quella di occuparsi degli uomini. Creando degli incentivi che riequilibrino in modo più equo fra i generi il compito di conciliare (qualcuno la chiamerebbe “condivisione”).

Abbiamo provato a farlo con il Lavoro Agile, ma qualche segnale positivo è giunto anche dalla partecipazione maschile al programma MAAM (Maternity As A Master), il percorso formativo adottato dal Comune di Milano per aiutare i propri dipendenti a riconoscere le nuove competenze informali stimolate dalla genitorialità. Abbiamo volutamente aperto il programma sia agli uomini sia alle donne con una particolare enfasi nell’incoraggiare la partecipazione maschile. E i risultati ci hanno premiato.

A volte basta provarci!

Cristina Tajani

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