LA MUSICA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS (MA SOPRATTUTTO DOPO)

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06/03/2020 / Comments (0)

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Da una settimana a questa parte il web ha visto il moltiplicarsi di articoli sull’impatto negativo che la malattia causata dal nuovo Coronavirus sta avendo ed avrà sull’economia del Paese (industria, turismo e Made in Italy in primis). Come tutte le industrie culturali e creative, anche il settore musicale (nessun attore escluso) si trova oggi in un momento di grande difficoltà, dovuto alla chiusura delle venue, ora prorogata fino ad aprile, alla cancellazione dei concerti e degli impegni promozionali nazionali e internazionali degli artisti, al crollo delle vendite dei biglietti per i concerti dei prossimi mesi.

Di fronte ad un, più o meno giustificato (non sta a noi decretarlo), panico scatenato da una crisi comunitaria, tra quotidiani economici che analizzano le perdite stimate settore per settore e slogan che esaltano la natura produttiva ed inarrestabile di Milano, una cosa è certa: la situazione attuale ci impone, o meglio, ci offre un’occasione per immaginare delle soluzioni innovative finora timidamente esplorate, per fare uno sforzo collettivo di pensiero laterale, per rivedere alcune modalità ed alcune logiche con cui siamo abituati a “consumare” la vita, per promuovere e condividere nuove best practice, non rinnegando le criticità, ma accettandole e superandole con uno slancio che, oggi più che mai, la comunità è chiamata a compiere.

Prendiamo appunto la musica. Negli ultimi anni, il music biz ha visto crescere in modo esponenziale due settori: la musica dal vivo e il settore dei media e della tecnologia.

Quest’ultimo, grazie soprattutto allo streaming, è stato funzionale al recupero del mercato discografico ma non ha influenzato direttamente il mondo della musica dal vivo, che ha invece utilizzato piattaforme digitali principalmente per attività promozionali.

Perché invece non utilizzare la tecnologia per promuovere una maggiore diffusione della musica non solo registrata (tramite le app di streaming come Spotify), ma anche di quella live? Perché non cogliere l’occasione per approfondire un ambito, quello della tecnologia applicata alla musica (aka MusicTech), capace di rendere la musica live più inclusiva ed accessibile per tutti?

Le possibilità che i live streaming concerts offrono al settore musicale sono svariate: dall’eliminazione dei limiti di capienza di una venue, alla possibilità per un numero illimitato di appassionati di sperimentare eventi altrimenti inaccessibili a loro a causa di limiti geografici, fisici, economici, legati all’età o ad altre condizioni di svantaggio, come gli handicap. E in effetti negli ultimi anni, diversi format sono stati resi accessibili gratuitamente su canali digitali come YouTube (si pensi al modello Boiler Room o Tiny Desk) così come diverse piattaforme di streaming hanno accolto in maniera sempre più consistente contenuti musicali (si pensi alla piattaforma di videogaming Twitch, che conta oltre 15 milioni di utenti attivi al giorno).

La sfida di oggi sta nel pensare a come sviluppare un’esperienza che non solo permetta di trasporre in chiave digitale un live set, ma che sia in grado di creare un nuovo tipo di experience concepita sin da subito per una fruizione virtuale. In tale sfida la tecnologia, sia video sia audio, assume un ruolo ancora più fondamentale, permettendo di differenziare l’offerta attraverso features sempre più unici ed innovativi. Per citare solo alcune applicazioni, si pensi alla cross reality (XR), oppure alla tecnologia 3Dsound che, combinate ad un numero sempre maggiore e sempre più accessibile di device domestici (da visori, a cuffie e microfoni) permettono di creare delle vere e proprie esperienze immersive ovunque ci si trovi.

La realtà virtuale (VR), per esempio, ha già dimostrato di poter rappresentare una strada redditizia per l’industria musicale, consentendo di combinare il meglio di entrambi i mondi: l’apparente spontaneità e singolarità della musica dal vivo con la riproducibilità e l’accessibilità della musica registrata.

L’attuale crisi epidemiologica e il conseguente arresto delle attività dal vivo ci stanno di fatto mettendo davanti alla necessità di sfruttare meglio il potenziale del digitale applicato alla musica dal vivo, testando nuovi format e immaginando piattaforme innovative in grado di combinare il fascino e l’energia della musica dal vivo, l’alto potenziale delle nuove tecnologie e nuovi modelli di business.

Questa, secondo noi, la sfida da affrontare in tempo di Coronavirus, ma soprattutto guardando al futuro. Perché una risposta collettiva ad una situazione di emergenza in cui si trova l’industria musicale oggi può tradursi in uno stimolo a ripensare la dimensione di un intero settore domani.

 

Anna Zò

Head of MusicTech – Music Innovation Hub

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